Tu non ricordi,
ma eravamo acqua,
gocce della stessa rugiada,
sorte sulla stessa foglia
in un mattino sereno,
secoli fa.
Categoria: Epoca terza
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Tu non ricordi
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L’attesa
In questa mia umile opera, io, che sono amatore de li versi e della dolce fatica dello scrivere, intendo fare un picciol exercizio di poesia, cominciando per via di prosa, sì come natura m’insegna, e poscia trasmutando lo dire in varî stili di poeti ch’eo tengo nel core, per amore e reverenza.
Così facendo, voglio mostrare com’un medesmo pensiero si possa adornare di diverse voci, secondo lo modo e lo sentire di ciascun maestro; e ciò per dilettanza e studio, e non già per orgoglio d’arte.
La prosa
Voglio solo passare le mie giornate a scrivere poesie d’amore. Nell’attesa di reincontrarti, è l’unica cosa che mi da sollievo, e che rende la mia sofferenza dolce, ma ancora più struggente.
Stile moderno
Voglio solo passare le mie giornate
a scrivere poesie d’amorenell’attesa di reincontrarti
è l’unica cosa che mi da sollievoe che rende la pena dolce
ma ancora più straziante
Stile ermetico
Voglio soltanto
scrivere poesie d’amore
tutto il giornomentre ti aspetto
è l’unico sollievo
che addolcisce la pena
e insieme
la fa più acuta
Stile romantico
Desidero soltanto che il dì mi colga
mentre scrivo d’amore, senza tregua,
ché in quell’attesa muta del tuo volto
ogni pena si fa carezza,
e ogni sospiro un canto.
Stile americano contemporaneo
tutto quello che voglio
è scrivere poesie d’amore
mentre aspetto tenon mi salva
ma mi bastarende questo dolore
più sopportabilepiù bello
più bastardo
Stile lirico
Vorrei passare i miei giorni
a scrivere d’amore
e pensare al tuo ritornoperché solo così
la mia attesa ha sensoe il dolore diventa
una bellezza che brucia -
La festa
Bevono
birre e vinocantano
ballanoIo
seduto in disparteHo già
più del doppio
di ciò che inseguonoE non lo troveranno
stanotte -
Giardino segreto
Voglio amare te.
Non i tuoi problemi.La tua luce
sulle mie mani.
Il tuo sguardo,
fiore che si apre.Sono vento
tra gli alberi.
Sfioro,
entro piano,
porto profumo
di sera.Eppure
questo vuoto
non sarà colmato.Resta spazio,
giardino segreto.
Attende la tua voce.
Il tuo silenzio.
La tua calma. -
Respiri perduti
Forse
nessuno
ha un volto specialeforse
siamo
lo stesso sguardo
dentro specchi diversie il tempo
ci scorre attraverso
senza fermarsiresta
la traccia
di un respiropoi
più nulla
e va bene così -
Scusami se ti chiamo amore
Scusami se ti chiamo amore
Dal primo istante in cui ti ho vista,
è un pensiero che ritorna
senza tregua, senza fine.Forse perché siamo perfetti
l’uno per l’altra,
o perché le nostre anime
si amavano da sempre,
ancora prima di conoscersi.E attendevano,
da tempo immemore,
di potersi ritrovare.Come due frammenti
della stessa energia,
separati contro volontà
alla nascita dell’universo.Anime inquiete,
che dall’alba del sempre
si sono chieste, in silenzio:
“Amore, dove sei?”
“Perché ancora non mi sei accanto?”Ora, nel tempo della pace,
nel tempo della grazia,
finalmente ci abbracciamo
nella quiete del destino.E allora perdonami
se non ho saputo aspettare,
nemmeno un istante,per chiamarti con il tuo vero nome:
Amore. -
Ad puellam quae olim ignem ferebat, nunc cinerem – oratio tristis
Viginti annos, puella – viginti annos, inquam! Non viximus, sed arsimus:
arsimus igne, luto, dolore, spe falsa, et, quod peius est, amore.Quid fuit amor iste? Incendium dulce, pestis amabilis,
quae non tantum cor, sed ossa ipsa depascitur.
Tu, quae tenera videbare, mitis, pura,
nonne flamma fuisti sub veste candida?Num ignorabas me ardere? Num non spectabas,
cum verba mea – nonne tibi nota, nonne tibi cara? – in ventos difflabant?
Ego monui, ego clamavi, ego tacui, ego amavi.
Et quid accepi? Nihil praeter cinerem, praeter te ipsam, quae nunc cinis es.At tu, ore blandiente, manibus levis,
amplexibus tuis non me levasti, sed destruxisti.
Osculata es quasi soror, sed vulnerasti quasi hostis.
Quid est hoc nisi odium sub specie amoris?Et nunc, quid restat? Senex sum, solus sum, spoliatus sum.
Cor meum – quod olim tibi dederam – non est iam meum,
nec tuum est, sed ignis illius, quem ambo fovimus.Fletus? Non dabo! Poenitentia? Non superest!
Nam ubi amor periit, ibi nec luctus dignus est nec memoria.Et tamen, fateor, amavi.
Et si amavi, erravi.
Et si erravi, num ignosci potest ei qui totum se perdidit?Fuit illa puella dulcis? Fuit.
Fuit amata? Fuit.
Fuit spes vitae meae? Fuit.
Et nunc quid est? Umbram video, non corpus.
Vocem audivi, sed ventus erat.O tempora! O mores! O amor fallax!
Dedit mihi risum, dedit et lacrimas, et ultimum, mortem. -
Scrivo a te
Scrivo
a teche in futuro
non ci saraiscrivo perché
non posso parlartila voce
mi cadeil pensiero
non tacescrivo perché resti
qualcosa di meche ti pensava
che ti cercava -
Alla mia bambina per sempre (nello spirito di Federico García Lorca)
Ti penso da questa terra di ombre spente,
bambina per sempre, che danzi nei sogni
con piedi scalzi sopra le stelle,
più lieve del pianto, più viva del tempo.Sei lontana, come la luna al grano,
come il vento al tamburo della mia pelle.
Non posso toccarti, ma ogni notte
mi sfiori il cuore col tuo sorriso.Tu sei innocenza,
che non conosce le spine del mondo,
che guarda la pioggia come un regalo,
e si stupisce al volo di un passero
come fosse un miracolo antico.Hai meraviglia nei palmi,
gioia che esplode come una bolla,
fantasia che fa dei sassi castelli
e del silenzio canzoni leggere.Io, esiliato dai tuoi occhi chiari,
mi struggo nella distanza che ci separa,
tra muri d’anni e paure adulte.Ma tu credi ancora:
hai fiducia negli altri,
come un fiore che si apre a chi passa,
curiosità che chiede al vento
perché soffia e dove va.Tu ascolti col cuore
in empatia che nasce istintiva,
come se ogni dolore fosse il tuo,
come se l’amore fosse pane
e tu lo offrissi con le mani aperte.Parli il gioco come fosse lingua,
e la tua sincerità disarmante
fa tremare ogni bugia sottile.Sai perdonare come l’acqua
che dimentica il fango,
non giudichi, non pesi, non chiedi.
Ami,
senza misura né ritorno.Hai una luce che non si spegne,
un’energia che danza tra le ore,
tenerezza che sa come toccare
senza ferire.Vedi bellezza dove altri non guardano,
credi ancora nella magia,
come se il cielo fosse un sipario
e dietro ci fosse un mondo più vero.Hai bisogno d’abbracci veri,
di restare vicina a chi ami,
ti doni con tutta te stessa,
poi torni, spontanea, come la sera.Cerchi protezione
e trovi rifugio nei cuori sinceri.
E ridi!
Ridi con tutto il tuo corpo,
come se il riso fosse respiro.Ma io non posso toccarti.
Sono troppo lontano.
E allora ti scrivo,
ti chiamo nei versi,
chiedo perdono per essere cresciuto.Tu,
bambina per sempre,
custode del mondo che ho perduto,
resta.
Resta dove sei.
Là dove il cuore non ha ancora paura. -
Del mal che infesta i giorni lieti
Pur se la sorte a me fu sì cortese,
che ogn’opra mia colmi di gloria e lode,
e l’alme ardenti, in van bramose spoglie,
per me si strazian con lascivo ardore;pur se le mete agognate, una a una,
caddero al piè come dorati fiori,
non trova tregua il cor, né pace il senso,
ché in me dimora un’inquieta tempesta.Un vuoto oscuro, un gelido abisso,
divora i giorni miei, l’anima stanca;
nessun piacer lo placa, né dolcezza
di carne o fama spegne il suo furore.Così talor le antiche ombre rivedo,
gli eroi caduti, e i loro vani onori,
ché anch’essi, sotto la corona e il ferro,
sentian del viver l’invisibil male.E tu, che ascolti il mio cantar dolente,
non invidiar chi sembra aver vinto il mondo:
ché v’è una pena che nessun trionfo
cura, né amor, né lodi, né bellezza.