Í non son né felice né dolente,
ogni dì mi sveglio e tiro innante,
se c’è da bere, bevo allegramente,
se c’è da magna’, magno come un infante.
Non fo sermoni, né son penitente,
prendo quel ch’è da prendere e bastante;
il resto al diavol lo lascio volentente,
ché il mondo corre e scappa in un istante.
Chi disse “carpe diem” ebbe ragione:
io piglio il frutto e non la predicona,
né aspetto mai la grazia d’un padrone.
Così tra vino, donne e qualche cena,
sopporto il mondo e canto la mia pena:
vivo ridendo, e il resto non mi suona.
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