Pur se la sorte a me fu sì cortese,
che ogn’opra mia colmi di gloria e lode,
e l’alme ardenti, in van bramose spoglie,
per me si strazian con lascivo ardore;
pur se le mete agognate, una a una,
caddero al piè come dorati fiori,
non trova tregua il cor, né pace il senso,
ché in me dimora un’inquieta tempesta.
Un vuoto oscuro, un gelido abisso,
divora i giorni miei, l’anima stanca;
nessun piacer lo placa, né dolcezza
di carne o fama spegne il suo furore.
Così talor le antiche ombre rivedo,
gli eroi caduti, e i loro vani onori,
ché anch’essi, sotto la corona e il ferro,
sentian del viver l’invisibil male.
E tu, che ascolti il mio cantar dolente,
non invidiar chi sembra aver vinto il mondo:
ché v’è una pena che nessun trionfo
cura, né amor, né lodi, né bellezza.
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